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Abbandono scolastico: quanto ci costa?

L’abbandono scolastico in Italia ha cifre più alte rispetto alla media Ue e la dispersione scolastica si manifesta principalmente attraverso assenteismo, frequenza passiva e abbandono della scuola, che è anche l’indicatore che, a livello internazionale, è usato più di frequente per misurare questo fenomeno.

ELET – chi abbandona presto gli studi

La sigla ELET (early leavers from education) indica i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno ottenuto al massimo la licenza media, senza frequentare – o abbandonando – la scuola superiore o corsi di formazione alternativi.

In Italia nel 2021 i giovani (con o senza cittadinanza) che hanno abbandonato precocemente gli studi sono stati 517.000, con una percentuale del 12,7%, contro la media europea del 9,7%.

Vediamo più da vicino questi dati: per i ragazzi il tasso di abbandono è del 14,8% mentre per le ragazze è del 10,5%. A livello territoriale, si scopre che il 16,6% dei ragazzi che abbandonano gli studi provengono dal Sud e dalle Isole, il 10,7% dal Nord e il 9,8% dal Centro. Se i ragazzi con cittadinanza italiana hanno un tasso di abbandono scolastico del 10,9%, inoltre, per gli studenti stranieri questo numero triplica, arrivando al 32,5%.

Abbandono scolastico e grado di occupazione.

Istat si serve dell’indicatore “quota di Elet che vorrebbero lavorare” per misurare la volontà di lavorare e si nota che, sebbene il desiderio di lavorare degli Elet italiani sia ben più alto del resto d’Europa (46,5% a fronte di una media europea del 34%), solo un Elet su tre riesce davvero a trovare un impiego.

Qui si fa evidente il divario con chi possiede almeno il diploma: i diplomati occupati sono il 49,5%. A differenza dei dati sull’abbandono scolastico, sulle cifre tra Elet e diplomati non influisce particolarmente il territorio di residenza o il possesso o meno della cittadinanza.

NEET – chi non studia né lavora

I Neet (neither in employment nor in education and training) sono i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano. I dati Istat segnalano un leggero calo di questa percentuale rispetto agli scorsi anni, eppure anche in questo caso la quota di Neet in Italia (23,1%) supera la media Ue (13,1%).

Questa cifra aumenta al diminuire del titolo di studio: tra chi ha solo la licenza media il 63,9% è Neet, tra i diplomati il 42,4% e tra i laureati il 32,4 %: questo significa che chi ha titoli di studio più alti trova lavoro più facilmente degli altri.

Tra la scuola e il lavoro

Per monitorare la transizione scuola–lavoro, Istat esamina i tassi di occupazione, disoccupazione e mancata partecipazione di chi ha tra i 20 e i 34 anni e si è diplomato o laureato da 1 fino a 3 anni: secondo questa analisi, l’occupazione di chi si trova nella transizione scuola–lavoro è del 49,9% per i diplomati e del 67,5% per i laureati: si ha la conferma che per chi è in possesso di un titolo di studio più alto è più semplice trovare lavoro, benché in altri paesi europei sarebbe ancora meno difficile.

Ognuna di queste statistiche segnala che c’è bisogno di intervenire al più presto per ridurre il livello di abbandono degli studi e rendere più facile il passaggio tra scuola e lavoro: l’Europa punta a ridurre la quota di Elet al di sotto del 9 per cento entro il 2030, per arginare le gravi conseguenze che l’abbandono scolastico può avere sulla vita dei giovani e sulla nostra società, mentre il nuovo governo italiano punta su percorsi scolastici più professionalizzanti e sulla correlazione tra istruzione e merito, per garantire il più possibile pari opportunità.

Non sarà un’impresa semplice, ma speriamo che porti dei risultati concreti.

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